Noi e l’acqua: una convivenza da rifondare

Posted by usmionline
mar 10 2011

La Giornata Mondiale dell’Acqua 2011

Voluta dalle Nazioni Unite, cade regolarmente ogni 22 marzo e si celebra quest’anno per la quinta volta. Il tema scelto per il 2011 è Acqua e urbanizzazione: come mutare le avversità in opportunità. L’obiettivo: attirare l’attenzione della comunità internazionale sulle sfide e sulle opportunità rappresentate dalla gestione dell’acqua in contesti urbani.

Si vuole:

-         sensibilizzare il mondo sulle negative condizioni globali di tale gestione;

-         incoraggiare chi è investito di potere decisionale a cogliere le opportunità per affrontare queste sfide;

-         controllare strettamente le istituzioni e gli organi di competenza affinché attuino iniziative in tal senso.

Non è stata dedicata purtroppo l’attenzione necessaria ai servizi idrici e allo smaltimento dei rifiuti che, di fatto, hanno subito notevoli cali negli investimenti rispetto al loro rendimento economico, sociale ed ambientale. La Giornata Mondiale dell’Acqua è perciò ancora un’occasione speciale perché tutti operino in prima persona -ognuno secondo il proprio ruolo- a diffondere una cultura che tuteli e salvaguardi, soprattutto tra i più giovani, il bene prezioso dell’acqua. 

Garantire il diritto a un bene primario

La luce, l’aria, la terra e l’acqua sono i primi agenti di salute, i mezzi di cui la natura si serve per trasferire negli organismi viventi  le sue energie. Ma l’uomo moderno preso dai suoi  innumerevoli e frenetici impegni di vita e soprattutto dal suo incontrollato bisogno di ‘possesso’, sembra non avere rispetto del tempo, delle stagioni, del verde che ci circonda, della salubrità dell’aria che respira e dell’acqua che beve. Il cambiamento climatico è una manifestazione lampante dell’abuso collettivo dell’ambiente che ci dona la vita.

Dolce salata sporca pulita: non tutta l’acqua è ‘buona’ da bere, e quella che lo è non è per tutti. E, come non bastasse, in aggiunta l’uomo contemporaneo la compera: liscia gassata addizionata, depurante digerente rigenerante… A seconda dei gusti e di ciò che gli piace credere. Così, se in passato l’acqua ha permesso di costruire le città, il suo cattivo uso e la sua mancanza, ora stanno privando le stesse città di un futuro. Ma l’acqua appartiene a tutti gli abitanti della Terra in comune. Il diritto all’acqua è inalienabile, individuale e collettivo, recita la Carta europea dell’acqua. Un bene vitale e primario dunque, a cui hanno diritto tutti gli uomini, proprio tutti senza distinzione alcuna.  

Nella realtà attuale, invece, più di un miliardo di persone non ha acqua sufficiente per vivere. E il rischio è che nel 2020, quando la popolazione mondiale sarà di circa 8 miliardi di esseri umani, il numero delle persone senza accesso all’acqua potabile aumenti a più di 3 miliardi. Un fatto inaccettabile. Per ognuno di noi perciò il dovere di contribuire a impedire che l’inaccettabile diventi possibile.

Acque all’arsenico: non solo rubinetti 

L’accesso ad un bene così fondamentale deve essere garantito a tutti i costi, dando certezze per la salute delle persone. Negli ultimi tempi ci stiamo interrogando spesso sulla qualità dell’acqua che esce dai rubinetti. Il livello di arsenico supera di gran lunga i 10 microgrammi per litro (limite inderogabile secondo l’Unione Europea) e molte città della nostra penisola sono in emergenza. L’ordine dei medici però rilancia chiedendo di essere informati pure sulla composizione dell’acqua minerale. Guardando le etichette, infatti, ci accorgiamo che non esiste alcuna indicazione in merito. Eppure ci sono acque provenienti da zone in cui la presenza del metallo è accertata.

Impedire la privatizzazione dell’acqua

In quanto bene essenziale, l’acqua non può e non deve essere fonte di profitto. La crescente politica di privatizzazione in atto nel mondo occidentale è moralmente inaccettabile perché, cercando di impadronirsi di un elemento così vitale, si crea la nuova categoria sociale degli esclusi. Per contrasto in Europa spontaneamente si è formata l’onda anomala del popolo dell’acqua, che ha già messo in crisi le certezze e l’arroganza dei poteri forti. A Berlino per esempio i cittadini hanno votato in massa e vinto con un trionfo di ‘sì’ il referendum per annullare la privatizzazione parziale della società di gestione dei servizi idrici: un risultato che ha sorpreso gli stessi promotori. In Italia la Corte costituzionale ha dichiarato ammissibili due richieste di un referendum che per ora ha già stabilito due primati: è il più sottoscritto nella storia della Repubblica e il primo non promosso dai partiti, ma direttamente da realtà sociali e associative. I due quesiti referendari chiedono l’abrogazione dell’articolo 15 della legge Ronchi, che prevede entro il 2011 la cessione ai privati delle società a capitale pubblico che gestiscono la rete di distribuzione dell’acqua; e l’abrogazione di quella parte di normativa che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a logiche di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio.

Nella prossima primavera perciò anche il popolo italiano sarà chiamato ad esprimersi per portare l’acqua fuori dal mercato e i profitti fuori dall’acqua.

E’ in gioco la privatizzazione dell’acqua con grossi oneri a carico di tutti i consumatori, come si è evidenziato in quelle città dove la privatizzazione è già avvenuta con un aumento spropositato delle bollette, mentre la qualità dell’acqua è peggiorata. Stefano Rodotà, giurista e tra gli estensori dei quesiti referendari ha sottolineato la necessità di riattivare seriamente un dibattito pubblico sui beni comuni, a partire dall’acqua. La strada verso il Referendum è faticosa, ma non impossibile. Impegno primario è quello volto a modificare una situazione per la quale i profitti hanno la meglio sui valori. Possano la cultura e la vita di ciascuno di noi uscire finalmente dal recinto di quel malinteso realismo intessuto di indifferenza e di rassegnazione per aprirsi, con scelte ed atti concreti, al sogno e alla speranza che non delude.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

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