E noi staremo solo a guardare?

Posted by usmionline
mar 18 2011

La miccia delle rivolte in Nordafrica

Due “Mediterranei”. Due sponde. Due realtà molto vicine, forse troppo per alcuni (o per molti), i quali non vogliono che un mare incontri e ‘contamini’ l’altro:

- un Mediterraneo rappresentato da spiagge, mari azzurri e barche a vela. Mare “ghiotto” d’energia, che la ‘crescita’ esige.

- L’altro fatto di povertà, ingiustizia, disuguaglianza e fame, ma ricco di fonti fossili.

In questa situazione per decenni i dittatori dei Paesi Nordafricani sono sostenuti e vezzeggiati dai governi europei e a lungo benedetti dal capitale delle democrazie occidentali. Mentre masse, formate soprattutto da giovani, donne e minori, tentano di continuo, su barconi di fortuna, come profughi e clandestini, l’approdo al Mediterraneo numero uno.

Un terzo dei giovani, infatti -con le donne in grande maggioranza- è senza lavoro: sulle sponde del Nordafrica (ma anche in Italia!). Questo significa che una generazione è costretta dai fatti a muoversi, a cercare un cambiamento profondo se non vuol vivere la disperazione. Le istanze dei ragazzi che, un po’ dappertutto, sono scesi in piazza contro i regimi, rischiando anche molto, non si connotano in base all’ideologia. Ma lo Stato in diversi Paesi ha usato la forza per reprimere il dissenso. O comunque non si è fermato ad ascoltarli davvero per capire la realtà e decidere di conseguenza.

La strada del guardare negli occhi il dolore

La miccia delle rivolte e dei tentativi di esodo dall’Africa è nella disoccupazione persistente, nel rialzo dei prezzi, nell’insoddisfazione verso i governi, nell’incredibile immobilismo dei sistemi politici dominanti. È risaputo che le impennate dei prezzi dei generi alimentari costituiscono un elemento destabilizzante nell’economia globale e nella società. Eppure il mondo -anche il nostro mondo- sembra voler continuare a girare intorno a un blocco di elite, senza tenerne alcun conto. Tante missionarie e missionari, invece, immuni dall’intolleranza strisciante che oggi possiede tanti, hanno fatto la coraggiosa scelta di rimanere accanto ai popoli loro affidati nel nome del Signore Gesù. Essi insegnano a guardare negli occhi il dolore e indicano la strada di una diversa consapevolezza: quella che nasce dall’amore, spinge a rileggere la storia e in qualche modo muove a fare i conti con i problemi irrisolti.

‘L’imprevisto’ diventa storia

I tempi intanto stanno cambiando: nuovi strumenti di comunicazione sono nati e sono giunti nella disponibilità anche di chi vive sulle sponde dell’Africa. Così, se qui molti giovani hanno ancora fame, ancora non hanno un lavoro e sono ancora oppressi, ora però hanno un computer e possono collegarsi col mondo. Adesso possono condividere le loro preoccupazioni, le paure e la rabbia contro tutti coloro che sono responsabili della loro situazione. Improvvisamente è arrivata un’arma che nessun leader può controllare. Almeno per ora.

Ciò che vediamo accadere nei Paesi della sponda Sud del Mediterraneo ha sorpreso tutti per la sua subitaneità, ma era davvero così imprevedibile? Quando grandi masse di giovani (metà della popolazione in quelle terre non arriva a vent’anni!) sono private di un futuro, il rischio dello scontento e delle sollevazioni non è forse chiaramente ipotizzabile? Eppure abbiamo continuato a vivere come se non sapessimo.

Quei giovani ora vogliono dimostrare che non sono dei buoni a nulla disposti ad accettare tutto e hanno deciso di prendere in mano il loro futuro. Chiedono occupazione e lamentano il rincaro dei prezzi, soprattutto del cibo.

Oltre la cultura della sicurezza

Secondo le ultime stime Fao, le persone sottonutrite nel mondo sono 925 milioni; 29 paesi necessitano di assistenza alimentare esterna; a essere colpiti più duramente dal rincaro dei generi alimentari sono i paesi e le fasce più vulnerabili della popolazione, sia nelle aree più sviluppate (compresa l’Unione Europea) che in quelle in via di sviluppo. Alla sicurezza degli approvvigionamenti alimentari si associa il diritto universale al cibo e all’accesso a un’alimentazione adeguata, sicura sotto il profilo della salute e valida sotto quello nutrizionale.

E noi staremo solo a guardare? Preoccupati unicamente di prevenire il rischio di una fuga di massa verso l’Italia? È davvero solo la nostra sicurezza che ci sta a cuore?

S.O.S. cercasi, per la storia, protagonisti attivi e non rassegnati

È necessario che ci interroghiamo seriamente: siamo davvero disposti a fare i conti con il giusto valore delle cose? A rivedere i criteri che quotidianamente ci guidano nelle scelte? O forse l’ipocrisia, la doppia facciata verso gli ideali -pur appresi e proclamati innumerevoli volte- e quelli per cui effettivamente ci decidiamo, ci impediscono di conoscere e di affrontare in modo adeguato la realtà storica in cui ci troviamo a vivere?

Le difficoltà e i problemi possono costituire momenti di verità, l’opportunità di una verifica su quanto stiamo veramente cercando nella vita. Nella esperienza di fede, come anche nella vita, non giocarsi è essere già morti. Mentre un’esperienza autentica di Dio, capace di trovare nella relazione con Lui la ragion d’essere della propria vita, si rivela anche nella capacità di interrogare correttamente e di lasciarsi interrogare dalle situazioni storiche, con docilità di cuore e disponibilità a convertirsi. In fondo democrazia, stabilità e pace; sensibilità e promozione del bene comune, insieme passano anche dal riconoscimento dei propri errori.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

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