Giungevano lassù, alla Pontificia Università Urbaniana, come ogni anno nell’ottava di Pasqua, a gruppetti, o singolarmente o in macchina. E motivate su una stessa lunghezza d’onda: accogliere la ‘parola’ del Signore che avrebbero ascoltato, attraverso la ‘parola’ mediata da qualificati relatori e relatrici. L’aula magna andava man mano riempiendosi. In molte era visibile la gioia del ritrovarsi, la certezza di poter condividere gioie, fatiche, dubbi, aspirazioni, sogni, anche perché sapevano dal programma che quest’anno nel corso dell’assemblea ci sarebbe l’opportunità di partecipare a laboratori, onde rendere maggiormente utile e concreta la condivisione stessa.
Dopo l’invocazione allo Spirito Santo, nel suo saluto introduttivo la presidente M. Viviana Ballarin op, ha parlato dell’assemblea come di nostro prezioso appuntamento annuale.
Ha richiamato all’attenzione la settimana di Pasqua che si sta vivendo e ha ripetuto con suggestivo calore l’invito fatto da Gesù alle donne là dove esse erano andate di buon’ora con gli olii profumati:
Voi, non abbiate paura! E ha posto l’attenzione sul “voi, quasi ad esprimere un’attenzione ed una chiamata particolare per noi donne. Le donne del vangelo – ha commentato – sono donne che continuano a cercare, nonostante i drammatici eventi accaduti, il volto del Signore, capaci di superare le paure pur di incontrarlo, di amarlo con cuore sincero, di prendersi cura di lui, anche se è morto.
M. Viviana ha anche fatto un richiamo alle “drammatiche vicende degli ultimi giorni della vita di Gesù con l’epilogo della sua morte in croce” e che “hanno sconvolto profondamente i suoi amici, i più intimi, i suoi familiari, coloro che lo avevano accompagnato con fedeltà nei suoi viaggi, nelle sue predicazioni…”. La paura attanaglia tutti; molti scappano. Soltanto alcune donne riescono ad affrontare , nel buio, anche l’imprevedibile.
L’invito è confermato: Voi, non abbiate paura…andate e….dite la speranza contro ogni speranza, l’amore contro ogni violenza, il dono contro ogni egoismo, dite la vita contro ogni forma di violenza e di morte perché il Signore è risorto. Dite la speranza e fatelo con gesti concreti perché molti vedendo credano.
M. Viviana ha anche enunciato alcuni obiettivi di ‘questa’ assemblea: ascoltare le tenerezze del Risorto, non avere paura, e, poi, obbedienti, andare ad annunciarlo.
Nel concludere il suo saluto ha sintetizzato in poche parole l’obiettivo globale chiaro e importante di questa 58a Assemblea Nazionale: orientarci a percorrere cammini comunitari di umanizzazione, di santità dunque. Concretamente: individuare come e dove vivere oggi la fedeltà creativa alla nostra missione profetica.
Infine ha avuto un accenno alla prossima beatificazione di Giovanni Paolo II, un pontefice che nel corso del suo pontificato ha rivolto parole precise alle vita religiosa apostolica femminile e che ha, a suo tempo, indicato, accompagnato il Sinodo su la vita consacrata e la sua missine nella Chiesa e nel mondo e ci ha dato la preziosa esortazione apostolica postsinodale Vita Consecrata-
La lectio divina guidata da sr Grazia Papola,
osc – che aveva come tema: Incontrare il volto del fratello: Gen 32,23-33 - ha avuto tutto il sapore di un lento contemplativo camminare sul racconto della storia dei due fratelli gemelli Esaù e Giacobbe. La loro vicenda ha forti implicanze rispetto al tema della fraternità: danno prova dell’incapacità di vivere la diversità tra fratelli. Essi sono diversi anche perché amati in modo diverso. La loro fraternità non genera comunione. Ancora nel grembo materno i due fratelli – gemelli – già litigavano… La fraternità, infatti, è fonte di differenziazione che può portare ad estreme conseguenze come il predominio, il prevalere. Ma Dio entra nella loro vita e impone a Giacobbe di tornare a casa e di incontrare il fratello Esaù diventato intanto nemico. Giacobbe ha paura: la memoria del passato e i timori del presente lo assillano. Ma, Giacobbe dopo aver lottato in un misterioso duello nella notte che lo rende zoppicante e aver ricevuto un nome nuovo – Israele – ritrova il fratello e tornano a casa. La lotta della notte in solitudine si trasforma nella comunione dei volti: il faccia a faccia dopo: Giacobbe riesce a vedere nel fratello il volto di Dio. Vince il desiderio di appartenersi reciprocamente.
Sul tema: Noi sappiamo di essere passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli (Gv 3,14) si è soffermato con riflessioni acute p. Marco Ivan Rupnik. La vita religiosa è una esplicitazione della vita di Dio ricevuta nel Battesimo ed è caratterizzata da una triplice comunione, è una vita dell’umanità vissuta da. Cristo. Il percorso comunitario è possibile soltanto per persone nuove che hanno aderito alla vita di Cristo dopo aver rinunciato al male e hanno perdonato il male che hanno ricevuto. Chi è ferito vive tutto in quella chiave, legge tutto nella propria morte. I pensieri dualistici che vivono in noi sono in contrasto con quelli di Dio. Esiste sempre la tentazione di un amore pagano. Ma l’amore vero, invece ha la chiarezza del triduo pasquale. Noi siamo ciò che siamo in Cristo. L’Eucaristia alimenta e porta a compimento l’innesto della nostra vita in Cristo, partecipata a noi dal Padre e ci configura nella nuova splendida realtà siamo il Corpo del quale Cristo è il capo.
P. Rupnik ha anche parlato di alcuni limiti delle comunità: sistemi perfetti e pretesa di far aderire la vita a questi sistemi. E la vita ci è sfuggita dalle mani perché non è nella struttura del pensiero che si crea la vita. Soltanto l’amore trasmette veramente vita. In meno di 20 anni – ha accusato p. Rupnik – abbiamo spazzato via una civiltà cristiana; abbiamo costruito la nostra civiltà fondata sulla disciplina e non su Dio. Occorre ora scavare nella tradizione cristiana, specialmente quella dei primi secoli, dove si trovano i tesori della spiritualità cristiana. Allora tutto comincerà a parlarci dei misteri divini”. Il relatore, durante la celebrazione eucaristica, ha invitato “a unire tutte le difficoltà, le situazioni più pesanti che dobbiamo affrontare, all’Eucaristia. Così faremo posto a quella dimensione spirituale che il mondo attende dalla vita religiosa”. Ha quindi esortato le superiore “ad essere ‘serissime’ nel presentare la vita di fede e la spiritualità, perché le persone attendono un annuncio serio e convinto”.
Nel pomeriggio le Superiore presenti si sono riunite in gruppo per i laboratori. Le sintesi di questi lavori sono state presentate in Assemblea dove è stato pure possibile un simpatico, coinvolgente chiarificatore confronto con il relatore.
Sr Biancarosa Magliano,fsp
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sr Luciagnese Cedrone ismc
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