“Palloncini come colombe di pace”

Posted by usmionline
lug 13 2011

Solo dalla pace fra due e fra tre può nascere un giorno la grande pace, quella in cui noi speriamo (Bonhoeffer). Ed Hetty Hillesum confida nel suo diario: Non vedo alternative, ognuno di noi deve raccogliersi e distruggere in se stesso ciò per cui ritiene di dover distruggere gli altri. Convinti che ogni atomo di odio che aggiungiamo al mondo lo rende ancor più inospitale.

Una Messa al confine…

L’Unione europea ha annunciato un piano di aiuti alimentari urgenti a favore della Corea del Nord del valore di 10 milioni di euro. “Stiamo affrontando la crisi peggiore mai verificatasi dalla divisione della Corea. Dobbiamo riprendere il dialogo e gli scambi intercoreani, per superare la fase della sfida militare e tornare a rispettarci l’un l’altro…”. Oltre 20mila cattolici sudcoreani hanno partecipato alla Messa per la pace fra le due Coree, organizzata in giugno dalla Conferenza episcopale del Sud a Seoul. Parlando ai fedeli riuniti presso la zona demilitarizzata, al confine con il Nord, il vescovo di Chunchon Luca Kim, presidente della Commissione episcopale per la riconciliazione del popolo coreano, ha ricordato a tutti:“La Corea del Nord deve impegnarsi in molti campi. Se vuole rispetto, deve migliorare la situazione dei diritti umani e iniziare a comportarsi con sincerità… Il compito dei cattolici del Sud è pensare a quei fratelli che al di là del confine vengono lasciati morire di fame. Abbiamo bisogno non di una politica passiva di sopportazione, ma di un atteggiamento attivo. Non dobbiamo mai scordarci che siamo apostoli”.

La Messa si è conclusa con un lungo applauso e con il lancio di palloncini a forma di colombe che annunciano pace.

…per rafforzare la ricerca di una umanità comune

Il gesto, fissato nella foto introduttiva, è sulla linea delle accorate parole del presule. Anch’esso infatti è, in un certo senso, invito ad utilizzare le differenze, che sperimentiamo quotidianamente, non come mattoni per mantenere (o costruire) mura difensive; o come espedienti volti a perpetuare divisioni e separazione. Ma a considerare ciò che ci distingue come punto di partenza per un dibattito concreto; per avviare la ricerca di una umanità comune e il controllo congiunto e continuo dei risultati via via raggiunti.

Vivere insieme nelle città di oggi: il sogno…

Zygmunt Bauman, noto e acuto interprete della società e dell’etica postmoderna, nel suo libro ‘Voglia di comunità’ scrive che nella nostra epoca, fatta di competitività sfrenata, la parola comunità ha un suono dolcissimo. Evoca tutto ciò di cui sentiamo il bisogno e che ci manca per sentirci fiduciosi, tranquilli e sicuri di noi…Un luogo caldo -aggiunge- un tetto sotto cui ci ripariamo quando si scatena un temporale.

Nella storia in effetti non si è mai vista una ricerca così tenace di una umanità comune. E mai è stata avvertita come oggi la necessità di una condotta conseguente nella ricerca.

…e la realtà

Ma nelle città tutti continuiamo a vivere in mezzo a folle di estranei, davanti alle quali ognuno diventa e si presenta semplicemente nella sua ‘facciata’. Così di un individuo si riesce facilmente a vedere solo questa facciata (e fra l’altro sempre di corsa!).

In tale situazione quali possibilità reali rimangono agli individui di capire quello che c’è dietro la “facciata”; di trovare in sé la forza per superare insicurezze, paure; di dialogare e aprirsi ad un incontro vero?

Certo, diffidando della possibilità reale di approfondire la conoscenza reciproca, negli individui finisce per prevalere l’istinto ad isolare le differenze e a prendere le distanze da tutto e da tutti. Per difendersi, si finisce così per scegliere di “chiudere” e ripiegarsi su di sé, in contraddizione però con il sogno comunitario che rimane. Tutti più o meno continuano così a cercare  una vita sicura che il mondo intorno però non è in grado di offrire e in un certo senso nemmeno riesce più a promettere. La sicurezza rimane condizione necessaria e insoddisfatta.

La via sicura per colombe di pace in ogni parte del mondo…

Le suore coreane della foto -e con loro almeno quanti abbiamo accolto l’invito a vivere insieme nel Suo Nome- sono impegnate a cercare una risposta più promettente al sentimento di insicurezza dominante nel nostro presente complesso.

Su questa via si comprende che la ricerca autentica di valori comuni richiede di moltiplicare le occasioni della vita insieme: sedere allo stesso tavolo degli “estranei”; camminare fianco a fianco per visitare gli stessi posti; decidersi a scegliere di perdere tempo per stare insieme, per pregare insieme, mangiare insieme, discutere insieme…

È facile, in ogni vita insieme, mendicare briciole di attenzione, di stima, di affetto… Sperimentiamo comunque che si diventa più forti quando si impara a conoscere le proprie forze e le proprie insufficienze. Con l’energia di tale consapevolezza, si riesce ad opporre ad ogni offesa e umiliazione subita un nuovo pezzetto di amore e di bontà conquistato in se stessi. Si accetta così di mangiare – pur con grande fatica – il pane duro e salato della comunione.

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

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