Per non girare le spalle alla storia

Posted by usmionline
lug 31 2011

Somalia, dove si muore di fame

Il Corno d’Africa è sull’orlo del baratro. La più grave siccità degli ultimi 60 anni ha messo in ginocchio tutta la regione, già segnata da un’instabilità politica cronica. In Kenya, Etiopia, Gibuti, Uganda e Somalia -dove al problema della siccità si aggiungono il conflitto in corso e un governo inefficace da due decenni- la carestia riguarda ormai 13 milioni di persone, soprattutto bambini.

I massimi livelli di allarme sono a Dadaab – località a nord-est del Kenya confinante con la Somalia, dove tutto è sabbia, arbusti e sole cocente. Qui è il più grande campo per rifugiati al mondo. Vi giungono ogni giorno circa 1500 esuli in condizioni al limite dell’umano. E per oltre 400 mila persone qui rifugiate si sta consumando una tragedia umanitaria di proporzioni inimmaginabili.

L’inferno di Dadaab

Il campo profughi di Dadaab simboleggia in qualche modo i problemi strutturali che affliggono tutto il Corno d’Africa e che costringono le popolazioni a subire inermi l’abbattersi della carestia e della siccità.

In questo contesto, Amnesty International ha denunciato la situazione dei bambini che si trovano di fronte a una serie di violazioni dei diritti umani, fra cui il reclutamento illegale come soldati, le vessazioni dei gruppi islamisti e una vita piena di paure. Se sei un bambino in Somalia rischi la vita in ogni momento: puoi essere ucciso, reclutato e spedito al fronte, punito da al-Shabab perché ti hanno trovato mentre ascoltavi musica o indossavi ‘vestiti sbagliati’, costretto ad arrangiarti da solo perché hai perso i genitori o puoi morire perché non hai accesso a cure mediche adeguate (Michelle Kagari, vicedirettore per l’Africa di Amnesty International).

Colosseo illuminato

Questa volta è davvero impossibile guardare altrove”, ha dichiarato il sindaco Piero Fassino parlando ai Torinesi. E a Roma Capitale, per fare un altro esempio fra tanti, il Colosseo è stato illuminato da luci ed animazioni grafiche, per richiamare – come si legge in un comunicato del Campidoglio –  l’attenzione  e la solidarietà di tutti.

Ma certamente chi ha scelto di fare della solidarietà e della fratellanza una delle leve della convivenza, non può non mobilitarsi per riflettere e per intervenire come può in aiuto alle popolazioni colpite. È necessario infatti che l’intervento umanitario sia moltiplicato in modo massiccio e urgente.

Il mondo finalmente entra in azione

Il sistema mediatico non ha ancora dato voce sufficiente alla crisi umanitaria in corso. L’appello delle Nazioni Unite – fissato a 691 milioni di dollari – è stato finanziato solo per il 30 per cento. A più di due settimane dalle dichiarazioni dell’Onu sullo stato di carestia nell’Africa Orientale, la situazione invece di migliorare sta peggiorando. Le agenzie umanitarie hanno iniziato finalmente una campagna d’informazione con l’obiettivo di raccogliere più fondi possibili. Fra gli altri il governo inglese ha donato sessanta milioni di euro per affrontare tale emergenza e le autorità keniote hanno approvato l’espansione di una delle sezioni del gigantesco campo di rifugiati di Dadaab. La Banca Mondiale ha annunciato uno stanziamento di 500 milioni di dollari, di cui una parte (8 milioni) servirà per gli interventi di emergenza, mentre il resto dovrebbe essere investito in progetti di lungo termine. A questi fondi si aggiungono i 100 milioni di euro di contributi europei… In tutte le chiese d’Italia, inoltre, domenica 18 settembre 2011 si terrà una raccolta straordinaria a sostegno delle popolazioni colpite dalla siccità. Lo rende noto l’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali della Cei.

La povertà è il grido dell’ingiustizia e dell’abuso di indifferenza da parte dei ricchi – ha sottolineato mons. G. Bregantini -  E la siccità è la conseguenza della crisi della giustizia sociale mondiale e dello spreco da parte dei Paesi ricchi.

Il mondo globalizzato ha bisogno di riflettere sulle cause strutturali di tali sofferenze: la dipendenza dall’esterno per l’approvvigionamento di cibo, l’innalzamento dei prezzi, le situazioni di conflitto, i cambiamenti climatici…

Attraverso Fao e Pam

La FAO, l’agenzia dell’Onu che si occupa di agricoltura e alimentazione -in un vertice sull’emergenza nel Corno D’Africa organizzato il 25 luglio a Roma- ha dichiarato:    

 “Dobbiamo evitare una tragedia umana di vaste proporzioni. Mentre l’assistenza alimentare è adesso la priorità, dobbiamo anche aumentare gli investimenti sostenibili in interventi di breve e di medio termine che aiutino gli agricoltori e le loro famiglie a proteggere le loro attività e a continuare a produrre cibo”. I movimenti contadini giustamente chiedono che i prezzi delle derrate alimentari non dipendano più dalle fluttuazioni del mercato e dalle operazioni speculative.

La Fao dà il via al ponte aereo di aiuti umanitari e tra le opzioni immediate considerate dal Pam (Programma alimentare mondiale), c’è l’invio di biscotti ad alto contenuto energetico e di razioni supplementari particolarmente nutrienti – per bambini a rischio e donne incinte o che allattano – in località strategiche del sud della Somalia. Questo anche se le operazioni in Somalia sono tra le più rischiose al mondo e il Pam ha perso 14 operatori umanitari dal 2008, in questo paese, ha ricordato Sheeran, che viaggerà nei prossimi giorni in Somalia e Kenya per visitare le zone colpite dalla siccità e verificare le operazioni del Pam.

Crescere in umanità

La nostra società globalizzata è oggi una realtà ferita, affettivamente sottosviluppata, umanamente ancora molto analfabeta… L’aumento dei beni non sembra davvero aver garantito un arricchimento e una crescita in ‘umanità’ a tutti. Chi possiede di più anzi finisce spesso per dedicare sempre più tempo ed energie a conservare quei beni. Così però si autoesclude dalla possibilità di sperimentare la bellezza dell’essere attenti agli altri e di farsi davvero carico della realtà. È bello non rimanere passivi quando siamo raggiunti in qualsiasi modo da queste notizie, o quando le guardiamo al telegiornale.

Sappiamo bene che non basta pregare per le ingiustizie perché miracolosamente Dio le faccia sparire. Ma ci è altrettanto chiara l’importanza di essere protagonisti costruttivi, impegnati in prima persona in ciò che accade, per poter dare quel contributo che il Signore si aspetta da ognuno e diventare  così strumento nelle Sue mani?

Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it

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