3 giorni di lavori. 1300 partecipanti. 25 relatori. 450 mila gli accessi al sito del convegno.
Il Convegno Nazionale Testimoni Digitali: volti e linguaggi nell’era crossmediale, promosso dalla CEI e svoltosi a Roma dal 22 al 24 aprile 2010, è stato per me (come penso per i tutti i partecipanti e operatori della cultura e della comunicazione) l’esperienza di un convenire – coinvolti nello stesso respiro ecclesiale – per sintonizzarsi e ripartire insieme, con l’ambizione di servire e con l’impegno a restituire densità alle relazioni leggere della rete.
Ho colto nei relatori e nei presenti: consapevolezza di ciò che sta a cuore al cristiano, chiamato alla piena comunione con Dio e con i fratelli; impegno per condividerlo; entusiasmo e convinzione; passione per l’uomo del nostro tempo digitale e desiderio di essere per lui testimone, umile e semplice, di speranza.
Ho visto su tanti volti la fatica e la voglia di partecipare; di offrire e di accogliere testimonianze, idee, contributi; di intessere relazioni.
In sintesi: è stata per me l’esperienza di ciò che il Santo Padre, a conclusione del Convegno, ha augurato a tutti: l’occasione per nutrire nel proprio cuore quella sana passione per l’uomo che diventa tensione ad avvicinarsi sempre più ai suoi linguaggi e al suo vero volto, rimanendo molto attenti a non precludersi alcuna strada pur di raggiungerlo.
Internet è un modo di vedere il mondo e di abitarlo e la diaconia della cultura digitale oggi non solo è utile, ma necessaria.
Essere e fare in rete
Compito del cristiano di fronte alla sfida del continente digitale – è stato più volte ribadito durante il Convegno – non è quello di occupare in esso degli spazi, di colonizzare.
È invece suo compito lasciare tracce riconoscibili, dare spessore, anima e vita alla rete; adoperarsi per un nuovo umanesimo in cui il valore e l’essenza della persona tornino ad essere di nuovo protagonisti, smantellando i falsi modelli.
Non basta più oggi parlare di comunicazione. Bisogna farla. E farla non perché inebriati dal potere seduttivo della tecnologia, ma nell’autenticità di ciò che siamo e imparando l’ascolto per riconoscere le domande vere del contesto. Siamo infatti interrogati da ciò che accade ovunque. E tutto ciò che accade nella Chiesa, prima ancora, ci/mi riguarda direttamente, perché ognuno di noi è il volto, la voce, il corpo della Chiesa.
Connessione perciò è dare voce, nell’agorà del digitale, a una fede vissuta. Il tutto nell’arte di un confronto sempre intessuto di rispetto. La Chiesa riuscirà così a far trapelare anche attraverso le nuove tecnologie il suo sguardo assolutamente originale sulla realtà: lo sguardo della fede.
Obiettivo per noi perciò non è il mezzo web, ma la comunicazione con questo ambiente e l’evangelizzazione attraverso la propria testimonianza.
Sono queste oggi le nostre strade. È compito di tutti (e non solo degli addetti ai lavori!) diventare comunicatori allenati, equipaggiati in autorevolezza, competenti nel leggere, interpretare e usare i nuovi media. La voce del testimone infatti va addestrata perché riesca a comunicare in maniera fluida, integrata e spirituale.
Con la stessa passione
Vorrei chiudere questa prima puntata sui temi affrontati dal Convegno Testimoni Digitali e sulle sue risonanze, lasciando ancora la parola a Benedetto XVI:
I media possono diventare fattori di umanizzazione non solo quando, grazie allo sviluppo tecnologico, offrono maggiori possibilità di comunicazione e di informazione, ma soprattutto quando sono organizzati e orientati alla luce di un’immagine della persona e del bene comune che ne rispetti le valenze universali.
Non ci resta allora che prendere il largo nel mare digitale, senza timori, affrontando la navigazione aperta con la stessa passione che da duemila anni governa la barca della Chiesa.
Luciagnese Cedrone
usmionline@usminazionale.it